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17 GENNAIO 2010 GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE

MESSAGGI DI MONS. SCHETTINO (PRES.MIGRANTES)
E DI MONS. PEREGO (DIRETTORE GENERALE)


“La 96^ Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, dal titolo “Il minore migrante e rifugiato: una speranza per il futuro”, è l’occasione per riflettere sulla condizione di questi nostri fratelli per una risposta di giustizia e di carità da parte della Chiesa e degli uomini di buona volontà”: con queste parole mons. Bruno Schettino, Arcivescovo di Capua e Presidente CEMI e Migrantes, ha aperto la conferenza stampa di presentazione della Giornata Mondiale delle Migrazioni, in programma domenica 17 gennaio. “Gli immigrati sono persone, cioè soggetti di diritti e di doveri, a prescindere dal colore della pelle. È chiaro che ogni discriminazione per quanto riguarda la razza, la religione, il fattore economico, è sempre da evitare, perché offende la dignità umana”. “Attorno ai diversi volti di minori stranieri, per evitare violenze, sfruttamento e abusi – ha affermato mons. Giancarlo Perego, Direttore Generale Fondazione Migrantes - è messa alla prova la capacità istituzionale di tutela dei diritti fondamentali dei minori, primo tra tutti il diritto di famiglia in Italia e all’estero. La difficoltà è passare da un diritto a un servizio e a un servizio in rete, cioè garantire ai minori una città e una casa. In Italia, soprattutto nella collaborazione tra comuni, enti ecclesiali, associazioni, cooperative, servizi sanitari e scuole, sono nati percorsi sperimentali di pronto intervento, di ospitalità, di accompagnamento, di formazione che hanno costruito città e casa attorno ai minori non accompagnati. Si è trattato di più percorsi di advocacy e di cura, anche sperimentali, sia per la diversa età dei minori, ma anche per i numerosi paesi di provenienza e le differenze culturali”. Per mons. Perego, “la città oggi è chiamata a vedere in tutto il mondo dei minori migrati e rifugiati, un tassello importante della crescita di un futuro, che passa necessariamente attraverso un dialogo interculturale che rifiuta nuove forme di esclusione o provvisorietà sociale”. In questo contesto, per il direttore della Migrantes, “si inserisce la centralità della scuola, che non può non essere attenta a garantire il diritto all’istruzione di tutti i minori immigrati e rifugiati: dai minori arrivati in Italia per ricongiungimento familiare ai minori rifugiati; dai minori non accompagnati ai minori nomadi; dai minori stranieri in carcere ai minori usciti da percorsi di prostituzione”. “In questa direzione occorre sperimentare modelli nuovi di incontro tra scuola e comunità sociali – ha aggiunto mons. Perego – valorizzando anche le figure degli educatori di strada e i tempi di permanenza in centri di accoglienza da parte dei minori, ed evitare così l’abbandono scolastico. In Italia sono oltre 800 mila i minori stranieri, mentre l’Italia vede ancora presenti nel mondo oltre 650 mila minori di origine italiana, pari al 16,4% degli emigranti italiani. Di qui la complessità delle problematiche legate al fenomeno dei minori stranieri, emigranti, immigrati e rifugiati, attorno ai quali è cresciuta anche nella comunità cristiana, in collaborazione con le istituzioni, un’attenzione culturale e politica”. Tema di grande importanza, quello dell’immigrazione, ma anche di scottante attualità: “In Italia siamo in presenza di alcune forme di xenofobia, se non proprio di razzismo” – ha affermato mons. Schettino, in riferimento agli episodi di Rosarno – Gli ultimi episodi hanno messo in evidenza la debolezza del sistema di accoglienza e di integrazione. Il problema non e' tanto l'accoglienza, quanto l'integrazione, un processo culturale che ha i suoi tempi e che non avviene nella prima generazione, ma nelle successive. Quella di Rosarno è stata una lotta tra poveri e chi maggiormente è stato sconfitto è stato il più povero: l’immigrato”. “Per evitare che si ripetano situazioni simili – ha poi concluso mons. Schettino - occorre ricreare un clima di maggiore e migliore accoglienza, superando le tentazioni di xenofobia, che produce paura, mortificazione dell’umano, perdita di speranza. Contro ogni forma di sfruttamento, anche da parte della malavita organizzata, occorre essere attenti e non lasciarsi coinvolgere, ma denunciare ed entrare nel clima della legalità”. Rosarno ma non solo, perché di immigrazione si parla anche in termini di cittadinanza. “La tendenza è accogliere anche lo ‘ius soli’, per una cittadinanza offerta con delle condizioni particolari”: così mons. Bruno Schettino ha risposto alle domande dei giornalisti sul dibattito in coso sullo “ius sanguinis” e lo “ius soli” come requisiti per accedere alla cittadinanza italiana da parte degli immigrati. “Non è competenza nostra entrare nei fatti tecnici di una legislazione civile, ma nutrire una profonda ‘humanitas’ significa arrivare alla formulazione di una legge sulla cittadinanza che sia favorevole agli immigrati, con alcune condizioni: la conoscenza della lingua e della Costituzione italiana, la presenza sul territorio nazionale, tutti quei motivi insomma per cui diventa più sicura e più certa la possibilità della cittadinanza”. Sullo stesso tema si è espresso mons. Giancarlo Perego: “C’è bisogno di una revisione della legge, che in parte è già avvenuta con il pacchetto sicurezza, il quale però ha migliorato alcuni elementi e rischia di peggiorarne altri. Sia per quanto riguarda la Turco-Napolitano, sia per quanto riguarda la Bossi-Fini – ha ricordato mons. Perego - abbiamo presentato una serie di osservazioni critiche, che sono state in parte recuperate, e in parte sono ancora da recuperare. In particolare, sta a cuore a Migrantes la possibilità di incontro tra domanda e offerta nel mondo del lavoro, che è un modo per sconfiggere l’irregolarità e la questione dei ricongiungimenti familiari e dei tempi del permesso di soggiorno, per ottenere il quale si rischia anche un anno di attesa, col rischio che a farne le spese siano proprio i minori. Sono 8 mila, in Italia, i minori non accompagnati censiti dalla Questura, a cui ne vanno aggiunti altri 1.500-1.600”. “Per loro - ha suggerito mons. Perego - va rafforzata la rete di protezione e di tutela, che passa anche attraverso la scuola e il lavoro, in modo che non subiscano forme di sfruttamento, come la prostituzione”.


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